giovedì 15 ottobre 2009

John Nash: la Conferenza di Bergamo.

a cura di Federico Pedrocchi

John Nash è stato senza dubbio il personaggio di Bergamo Scienza 2009. E' un premio Nobel per l'Economia (1994), tenendo presente che lui èun matematico autore di importanti contributi nella teoria dei giochi, contributi che sono stati applicati in molte aree diverse della conoscenza. Due esempi: la teoria dell'evoluzione delle specie e l'economia.
Il Nobel per la matematica non esiste ma ogni tanto questa disciplina ottine un premio perché si "infila" fra le pieghe dell'economia. Per le applicazioni in quest'ultima area John Nash si è aggiudicato il Nobél nel 1994, in economia appunto.Tanta gente ad ascoltare la conferenza di Nash, non meno di un migliaio.In una lezione non proprio facilmente accessibile, ha spiegato alcuni aspetti fondamentali della sua ricerca, quella parte della teoria dei giochi che si dedica a capire quali siano le strategie migliori perché, in una data situazione nella quale un certo numero di soggetti deve raggiungere un obbiettivo - e ognuno deve/vuole raggiungerlo - questi scelgano, a seconda dei casi, se collaborare con qualcuno, se stabilire alleanze, oppure se fare da soli.All'origine di questi studi un famoso gioco matematico, noto come
il dilemma del prigioniero.
------------------------------------------------------------
Ascolta il servizio sulla conferenza di John Nash:
Scarica il file audio in mp3
------------------------------------------------------------
Tratto da Wikipedia:
Nash ha vissuto per circa trenta anni tra i successi scientifici ed accademici e la malattia mentale. Durante la brillante attività scientifica in istituti universitari prestigiosi (come quello di Princeton) oppure in società come la RAND Corporation, dove insieme a logici, matematici, fisici e ingegneri esperti di teoria dei giochi, lavorò per il governo alle strategie politiche e militari della guerra fredda. Dovette convivere con la schizofrenia che spesso e per lunghi periodi nell'arco di trent'anni ne offuscò l'intelligenza e la creatività isolandolo emotivamente dal mondo esterno.
Dopo i periodi di crisi, spesso successivi ai ricoveri in ospedali psichiatrici, Nash tornava a fare matematica. Ma pochi mesi dopo la malattia si riacutizzava. Terapie come elettroshock, insulinoshock, con conseguente attacco epilettico e coma, camicie di forza chimiche, lo hanno segnato nel fisico, ma oggi Nash è un ottantenne che frequenta ancora l'Istituto a Princeton, studia ancora matematica e sembra guarito dalla malattia.
Il padre, che si chiamava con lo stesso nome, era nativo del Texas ed ebbe un'infanzia infelice, riscattata solo dagli studi in ingegneria elettrica che lo portarono a lavorare per l'Appalachian Power Company di Bluefield, nella Virginia Occidentale. La madre, invece, Margaret Virginia Martin, prima si sposò poi intraprese la carriera di insegnante di inglese e qualche volta di latino. John Forbes Nash jr. già da piccolo rivela un carattere solitario e bizzarro.
Anche la sua frequentazione scolastica presenta numerosi problemi. Alcune testimonianze di chi lo ha conosciuto lo descrivono come un ragazzo piccolo e singolare, solitario ed introverso. Sembrava inoltre avere più interesse per i libri piuttosto che alla condivisione delle ore di gioco con altri bambini.
Il clima familiare, tuttavia, era sostanzialmente sereno, con genitori che certo non mancavano di dimostrargli il loro affetto. Dopo qualche anno nascerà anche una bambina, Martha. Ed è proprio grazie alla sorella che John riesce ad integrarsi un po' di più con gli altri coetanei, riuscendo anche a farsi coinvolgere nei giochi usuali dell'infanzia. Tuttavia, mentre gli altri tendono a giocare insieme, John spesso e volentieri preferisce rimanere per suo conto. Il padre, poi, lo tratta come un adulto, fornendogli in continuazione libri di scienza e stimoli intellettuali di tutti i tipi.
Anche la situazione scolastica non è rosea, perlomeno inizialmente. Gli insegnanti non si accorgono affatto del suo genio e dei suoi talenti straordinari. Anzi, la sua mancanza di "abilità sociali" lo mette in cattiva luce nei confronti di colleghi e corpo docente. Nash era probabilmente annoiato dalla scuola, un caso non raro, visto che Albert Einstein era altrettanto insofferente verso le tradizionali istituzioni scolastiche.
Al liceo, invece, la sua superiorità intellettuale rispetto ai compagni gli serve soprattutto per ottenere considerazione e rispetto. Ottiene anche una prestigiosa borsa di studio, grazie ad un lavoro di chimica in cui vi era però anche lo zampino del padre. Si reca allora a Pittsburgh, alla Carnegie Mellon, per studiare proprio chimica. Con il passare del tempo, però, il suo interesse per la matematica va aumentando sempre di più. In questo campo mostra delle abilità eccezionali, specialmente nella soluzione di problemi complessi. Con gli amici, invece, si comporta in modo sempre più eccentrico. Di fatto, non riesce ad instaurare rapporti di amicizia né con donne né con uomini.
Partecipa alla Putnam Mathematical Competition, un premio molto ambito, ma non vince: sarà questa una delusione cocente, di cui parlerà anche dopo vari anni. In ogni caso si mostra subito un matematico di primo ordine, tanto da ottenere offerte da Harvard e Princeton per fare un dottorato in matematica. Sceglie Princeton, dove avrà modo di conoscere, fra gli altri, giganti della scienza come Einstein e Von Neumann. Nella lettera di presentazione a Princeton che Nash porta, vi è solo una frase, scritta dal rettore: "Quest'uomo è un genio."
(...)

Nessun commento: