lunedì 26 ottobre 2009

Bestiame a rischio di infezioni, a causa di animali selvatici.

Fonte: Cordis
Ricercatori finanziati dall'UE hanno scoperto che gli animali selvatici potrebbero essere i vettori di un batterio che probabilmente è legato al morbo di Crohn, una malattia infiammatoria dell'intestino. Presentati nella rivista ad accesso libero BMC Microbiology, i risultati dello studio appoggiano la teoria delle riserve selvatiche di malattie infettive. La ricerca è stata parte dei progetti ASSESS MPTB RISK e PARA-TB TRANSMISSION, finanziati nell'ambito del Quinto programma quadro (5° PQ) con una somma di 719 224 euro e 1,3 milioni di euro rispettivamente. Guidati dal Moredun Research Institute in Scozia (Regno Unito), i ricercatori hanno chiarito come il Mycobacterium avium sottospecie paratuberculosis (Map), è l'agente causale della paratubercolosi o malattia di Johne - una malattia letale incurabile - che colpisce i bovini adulti. La trasmissione del batterio dagli animali selvatici al bestiame può provocare ingenti danni economici all'industria dell'allevamento. "L'epidemiologia del Map è poco conosciuta, in particolare rispetto al ruolo delle riserve selvatiche e alla questione controversa del potenziale zoonosico (morbo di Crohn)", mostra lo studio. I ricercatori britannici, insieme ai loro colleghi in Francia, Germania, Grecia, Norvegia, Paesi Bassi, Repubblica ceca e Spagna, hanno usato 3 tecniche di genotipizzazione per individuare i ceppi specifici del Map in 164 campioni prelevati da 19 specie da allevamento e selvatiche. "Genotipi identici sono stati ottenuti da Map isolati in diverse specie presenti su una stessa proprietà, cosa che suggerisce che avviene una trasmissione tra le specie", scrivono gli autori dello studio. "Il map infetta varie specie selvatiche e specie ospiti che potrebbero rappresentare riserve potenziali per le infezioni del bestiame da allevamento e avere gravi ripercussioni sul controllo dell'infezione da paratubercolosi". Secondo i ricercatori, il Map è collegato ai batteri che causano la tubercolosi nell'uomo. Esso è stato anche collegato al morbo di Crohn umano, ed è responsabile di casi gravi di diarrea nei ruminanti. "Lo studio è stato condotto per determinare la diversità genetica del Map, aumentare la nostra conoscenza sul tasso e la distribuzione dell'ospite, e per valutare il potenziale della trasmissione tra le specie", scrivono gli autori. Il team ha detto che occorre ulteriore impegno per determinare il ruolo delle riserve selvatiche di malattie infettive e per capire se la trasmissione è passiva o attiva. Ulteriori studi dovrebbero anche analizzare le probabilità di quando e come gli animali selvatici entrano in contatto con i ruminanti domestici. ASSESS MPTB RISK ("Paratuberculosis epidemiology and risk assessment: novel approaches to identify strain-specific markers") e PARA-TB TRANSMISSION ("The role of wildlife in the epidemiology of Mycobacterium avium subspecies paratuberculosis in domestic ruminants in Europe") sono stati supportati dal programma tematico "Qualità della vita e gestione delle risorse viventi del 5° PQ.
Per maggiori informazioni, visitare: BMC Microbiology:
http://www.biomedcentral.com/bmcmicrobiol/ Moredun Research Institute: http://www.mri.sari.ac.uk/
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Categoria: Risultati dei progettiFonte: BMC MicrobiologyDocumenti di Riferimento: Stevenson, K., et al (2009) BMC Microbiology, pubblicato online il 7 ottobre. DOI: 10,1186/1471-2180-9-212.Acronimi dei Programmi: FRAMEWORK 5C, LIFE QUALITY-->Codici di Classificazione per Materia: Agricoltura; Coordinamento, cooperazione; Scienze biologiche; Medicina, sanità; Ricerca scientifica; Scienze veterinarie e degli animali
RCN: 31399

1 commento:

claudio sauro ha detto...

Bisogna anche tener presente che i bovini, considerate le tecniche secondo le quali attualmente vengono fatti crescere e curati, vengono letteralmente rimpinzati di cortisonici (che abbassano le difese immunitarie), e di antibiotici (che creano facilmente resistenza ai batteri.
Pertanto ci troviamo con una generazione di bovini che rende certamente di più in termini di carne e di produzione di latte, rispetto alle vacche che avevano i nostri nonni, ma che erano certamente più sane e più capaci di difendersi da agenti esterni quali gli animali selvatici ed i batteri.
Vacche più povere in carne ed in latte ma più sane.