giovedì 17 settembre 2009

La prima conferma di un esopianeta roccioso

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Le osservazioni hanno mostrato che nello stesso sistema planetario esiste un’altra “super-Terra” dello stesso tipo.
La più lunga serie di misurazioni di HARPS mai effettuata ha fornito per la prima volta una evidenza diretta nella natura rocciosa di CoRoT-7b, il più piccolo e più veloce esopianeta finora scoperto.
Le stime indicano una massa pari a cinque volte quella terrestre, con un raggio circa doppio. Di conseguenza, la densità dovrebbe essere all’incirca simile a quella del nostro pianeta. Inoltre, nello stesso sistema planetario esisterebbe un’altra “super-Terra” di questo tipo.Nel febbraio del 2009, la scoperta del satellite CoRoT di un piccolo esopianeta intorno a una stella per altri versi non particolarmente degna di nota, la TYC 4799-1733-1, fu annunciata un anno dopo la sua rilevazione e dopo molti mesi di pazienti misurazioni con diversi telescopi a Terra, tra cui alcuni dell’ESO.
La stella, ora nota come CoRoT-7, è localizzata nella costellazione dell’Unicorno, a una distanza di circa 500 anni luce da noi. Leggermente, più piccola e più fredda del Sole, CoRoT-7 è anche ritenuta più giovane, in virtù dei suoi 1,5 miliardi di anni. Ogni 20,4 ore il pianeta eclissa per un’ora una piccola frazione della luce della stella, pari a circa una parte su 3000. Il pianeta, denominato CoRoT-7b, è a una distanza di soli 2,5 milioni di chilometri di distanza dalla sua stella, paria 23 volte quella che separa Mercurio dal Sole.
Le misurazioni iniziali, tuttavia, non avrebbero potuto fornire la massa del pianeta, per la quale occorrono stime molto precise della velocità della stella, che viene leggermente alterata dall’interazione gravitazionale con la massa in orbita.Con CoRoT-7b il problema è che questi sottili segnali sono confusi in una serie di variazioni del’attività della stella, simili alle macchie solari. Perciò il segnale principale è collegato alla rotazione della stella, che effettua una rotazione completa in 23 giorni.Per arrivare al risultato, gli astronomi hanno dovuto sfruttare il migliore dispositivo per la caccia agli esopianeti del mondo, lo spettrografo High Accuracy Radial velocity Planet Searcher (HARPS), montato sul telescopio da 3,6 metri dell’osservatorio di La Silla, in Cile.
"Anche se HARPS detiene sicuramente il primato di sensibilità nella rivelazione dei piccoli esopianeti le misurazioni di CoRoT-7b hanno necessitato di più di 70 ore di osservazione”, ha commentato François Bouchy, dell’
Institut d’Astrophysique di Parigi, coautore dell’articolo in attesa di pubblicazione sulla rivista “Astronomy and Astrophysics” (D. Queloz et al, "The CoRoT-7 planetary system: two orbiting Super-Earths", volume 506-1, 22 ottobre 2009). (fc)

1 commento:

claudio sauro ha detto...

Io penso che in teoria tutte le stelle dovrebbero avere dei pianeti.
Infatti tutte le stelle si formano da delle spirali di gas e di pulviscolo cosmico (come il nostro sole)
E' pertanto del tutto ovvio che nell'ambito di dette spirali si formino dei vortici minori che comportano la formazione di pianeti più o meno grandi a seconda delle condizioni.
Chissà quanta vita c'è nel cosmo!!