mercoledì 1 luglio 2009

Fulmini: ogni anno nel mondo ne rimangono uccise più di 1000 persone.

Fulmini, dal Congo alla Florida: ecco dove colpiscono.
La Nasa ha realizzato la mappa dettagliata delle zone della Terra più a rischio.
L'obiettivo è scientifico ma anche pratico: evitare che ogni anno vengano uccise più di 1000 persone.
(di LUIGI BIGNAMI)
Negli ultimi due giorni in India sono morte 35 persone colpite da fulmini. Negli Stati Uniti altre undici nel solo mese di giugno. Sono oltre mille le persone che ogni anno nel mondo vengono uccise da un fulmine. Ecco perché la Nasa tiene continuamente aggiornata la mappa di quelli che cadono sulla Terra. L'ultima, ancora una volta, conferma la pericolosità proprio dei due Paesi dove negli ultimi giorni si sono verificati gli incidenti più gravi. In alcune aree, infatti, possono cadere anche 40-50 fulmini per chilometro quadrato all'anno. Ma è il bacino del Congo, tuttavia, nel cuore dell'Africa, il luogo in cui le saette raggiungono numeri da record: anche 70-80 e più per chilometro quadrato all'anno. I dati provengono da alcuni satelliti in orbita attorno alla Terra che dal 1995 rilevano le scariche elettriche prodotte della saette. "In ogni istante della giornata ci sono almeno 2.000 temporali in attività nel mondo, producono circa 100 fulmini al secondo", spiega Hugh Christian dell'Earth Science and Applications Nasa/Marshall Space Flight Center. I rilevamenti dicono che l'Africa Centrale è la zona più colpita al mondo. Qui si verificano temporali quasi tutti i giorni, si formano in seguito al fluire dell'aria che giunge dall'Oceano Atlantico e che, incontrando gli altopiani che si trovano nel cuore del continente, sale verso l'alto e produce imponenti nubi. Un fenomeno più o meno simile avviene anche sull'Himalaya. Colpisce, invece, che anche la Florida sia particolarmente battuta dai fulmini. La spiegazione sta nel fatto che la penisola si trova nel mezzo di due correnti d'aria opposte: una proviene da est, l'altra da ovest, incontrandosi spingono l'aria verso l'alto producendo consistenti nubi temporalesche.
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Sui mari, invece, i fulmini sono assai più rari che sulla terraferma. Ciò dipende dal fatto che impiegano molto tempo a riscaldarsi durante il giorno e dunque non raggiungono le temperature elevate che si registrano sui suoli, fondamentali per la formazione dei temporali. Nonostante si conoscano le cause generali che portano alla formazione dei fulmini, i particolari sono ancora oggetto di ricerca. Si sa, ad esempio, che all'interno delle nubi temporalesche le turbolenze dell'aria producono piccolissimi granuli di ghiaccio e gocce d'acqua che si muovono le une attorno alle altre, spesso collidendo tra loro. Ma rimane da spiegare il perché le cariche elettriche positive si accumulano sulle particelle più piccole (inferiori a 100 micrometri di diametro), mentre quelle negative crescono sulle particelle più grandi. Il vento e la forza di gravità separano i due grandi gruppi di particelle (quelle negative, più grosse e quindi più pesanti si accumulano nelle parti più basse delle nubi), così che si viene a creare un enorme potenziale elettrico all'interno delle nubi o tra una nube e l'altra. Il fulmine è la scarica che si crea in seguito a tale disparità elettrica. Poiché anche il suolo, per riscaldamento, può caricarsi di particelle positive ciò spiega perché si possono formare fulmini tra la parte inferiore delle nubi e il terreno. Dunque le carte dei fulmini che continuamente vengono aggiornate dalla Nasa non hanno solo un valore scientifico, ma anche pratico. Permettono di identificare le aree a maggiore rischio per il traffico aereo, per i grandi depositi di idrocarburi altamente infiammabili, per la prevenzione degli incendi boschivi e per tutti i lavori che vengono svolti all'aperto.

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