mercoledì 19 novembre 2008

Il lato cognitivo della schizofrenia

L'acido chinurenico sembra depotenziare l'attività di due neurotrasmettitori, l'acetilcolina e il glutammato, coinvolti nell'attività cerebrale di problem solving.

Elevati livelli di una sostanza, l'acido chinurenico, sarebbero coinvolti nelle dificoltà di problem solving che caratterizza i pazienti schizofrenici: è questo il risultato di una ricerca condotta da neuroscienziati della Ohio State University, che hanno presentato lo studio al convegno della Society for Neuroscience in corso a Washington (D.C.).
La schizofrenia viene solitamente descritta come caratterizzata da allucinazioni e deliri, ma uno dei suoi tratti caratteristici è rappresentato anche da disturbi della sfera cognitiva (duisturbo formale del pensiero) che investe anche la flessibilità del pensiero e il processo decisionale del paziente: a volte ipazienti si prefiggono uno scopo e pianificano il modo per raggiungerlo ma, anche se le circostanze lo impongono, non sono in grado di adattare il loro pensiero a una strategia alternativa.
La ricerca suggerisce che farmaci capaci di ridurre i livelli cerebrali di acido chinurenico potrebbero affiancarsi con successo agli antipsicotici per trattare questi disturbi cognitivi. "Gli antipsicotici funzionano molto bene contro quelli che chiamiamo sintomi positivi, ma hanno ben scarso effetto sul deficit cognitivo", spiega John P. Bruno, lo psichiatra e neuroscienziato alla Ohio State University che ha diretto lo studio. "Ci sono svariate strategie terapeutiche contro la schizofrenia, ma una che non è mai stata esplorata e in cui nutriamo grandi speranze ha a che fare con la produzione di acido chinurenico"
Bruno e colleghi hanno testato gli effetti dell'acido chinurenico sulle capacità cognitive dei ratti. La schizofrenia era considerata in genere una patologia troppo complessa per essere modellizzata dal cervello di un animale, ma i ricercatori hanno sviluppato un modello nel ratto focalizzato su specifici deficit cognitivi che interessano la corteccia prefrontale: "Non pensiamo affatto di aver creato dei ratti con la schizofrenia. Quello che abbiamo potuto fare è creare un modello di un lato neurologico della patologia, o almeno di alcuni suoi aspetti, osservando che i problemi comportamentali esibiti somigliano a quelli che vediamo nella clinica", spiega Bruno.
Dalle osservazioni dei ricercatori è così risultato che solo il 28 per cento degli animali nei quali a un certo punto era stata indotta una sovrapproduzione di acido chinurenico si sono mostrati in grado di risolvere problemi che tutti i ratti del gruppo di controllo riuscivano a superare, come peraltro avevano fatto quegli stessi ratti prima dell'induzione del'eccesso della sostanza.
L'acido chinurenico sembra depotenziare l'attività di due neurotrasmettitori - l'acetilcolina e il glutammato - coinvolti nell'attività cerebrale di problem solving. Nella schizofrenia questi due neurotrasmettitori sono già a livelli cerebrali anormalmente bassi, ma elevati livelli di acido chinurenico finiscono per interferire anche con gli alfa-7 recettori, che regolano, almeno in parte, l'azione di acetilcolina e glutammato sui neuroni bersaglio. (gg)

Nessun commento: