sabato 8 novembre 2008

Il Cronovisore: La storia di Padre Pellegrino Ernetti - Video Documentario



FONTE

Pellegrino Alfredo Maria Ernetti conosciuto ai più semplicemente come padre Ernetti (Rocca Santo Stefano, 1925Isola di San Giorgio Maggiore, 1994) è stato un musicologo, monaco, inventore ed esorcista italiano. È noto soprattutto per avere svolto ricerche in campi ritenuti non convenzionali dalla comunità scientifica.

Uomo di notevole erudizione, filosofo ed esorcista, Ernetti fu un esperto di musica e di storia della musica antica in particolare. Fu monaco benedettino presso l'Abbazia di San Giorgio Maggiore a Venezia. Presso l'abbazia ha sede l'Istituto di prepolifonia (fino a poco tempo fa l'unico esistente al mondo), dove fin dal 1963 Ernetti ha insegnato prepolifonia, ovvero la musica antica anteriore alle notazioni. Dal convento Santa Cecilia di Roma ha avuto la nomina a direttore nazionale del segretariato degli studi religiosi maschili d'Italia per la musica sacra. È stato anche collaboratore di Padre Agostino Gemelli presso il Laboratorio di Fisica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Sul finire degli anni quaranta padre Pellegrino Ernetti intrattenne una collaborazione scientifica con padre Agostino Gemelli, religioso francescano, medico e fondatore dell'Università Cattolica di Milano.
Secondo quanto riportato dallo stesso Ernetti, stavano entrambi lavorando nei locali del Laboratorio di Fisica dell'università quando in un momento di sconforto il padre Gemelli esclamò come era solito fare in certi momenti: "Papà aiutami!". Fu proprio questa frase esclamata dal Gemelli che avrebbe suscitato la risposta inequivocabile del papà del Gemelli morto molti anni prima, che sarebbe rimasta impressa su un registratore lasciato attivo nel laboratorio. Riproducendo il nastro si sarebbe sentita una voce che diceva: "Certo che ti aiuto zuccone." Ma solo suo papà era solito chiamare il Gemelli "zuccone" e nessun altro.
I due ricercatori non avrebbero mancato di informare il Vaticano in merito a questi presunti fenomeni di comunicazioni, cui entrambi avrebbero assistito.

In tempi relativamente recenti ha fatto scalpore la notizia pubblicata sui mass media a partire dagli anni settanta secondo la quale padre Ernetti sin dalla seconda metà degli anni cinquanta, insieme a un gruppo di famosi scienziati tra i quali l'italiano Enrico Fermi e il tedesco Wernher von Braun, avrebbe progettato e infine costruito il cronovisore, una macchina che permetteva di vedere avvenimenti accaduti nel passato, che Ernetti chiamava "macchina del tempo".
Il principio fisico che permetterebbe il funzionamento di questa macchina sembrerebbe riassumersi nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascia dietro di sé nel tempo una traccia costituita da una non ben identificata forma di energia. Tali tracce, visive e una sonore, rimarrebbero "impresse" nell'ambiente nel quale si manifestarono.
Ernetti raccontò, in una delle sue prime e uniche esternazioni sull'incredibile invenzione, di aver assistito, attraverso il cronovisore, alla rappresentazione del Tieste nel 169 a.C., una tragedia perduta del poeta latino Ennio e di averla trascritta. Ma ancor più clamorosamente, Ernetti affermava di aver assistito nientemeno che alla passione e crocifissione di Gesù Cristo.
L'esistenza della macchina tuttavia non è mai stata dimostrata pubblicamente e padre Ernetti, per il resto della propria vita, si chiuse in un riserbo assoluto su questo argomento.
Più recentemente ancora tuttavia il teologo ed esperto di "Transcomunicazione strumentale" padre François Brune ha riportato dopo molti anni alle cronache l'avveniristico ed ipotetico cronovisore, con un suo libro pubblicato del 2002. Lo scrittore francese sostiene infatti che dell'invenzione fu immediatamente messo al corrente il Vaticano nella persona stessa del Papa di allora e pare anzi che la macchina venisse trasportata proprio nella cittadella sacra dove i suoi segreti sarebbero ancora oggi custoditi.
Il racconto di Brune della vicenda che vede padre Ernetti come principale protagonista è scritto come una sorta di giallo, nel quale l'autore corre in lungo e in largo per l'Europa interrogando testimoni alla ricerca di nuovi indizi su questa misteriosa macchina del tempo, a partire proprio dai lunghi colloqui avuti dallo stesso autore con Padre Ernetti, che aveva conosciuto in tempi trascorsi a Venezia, quando l'autore dell'inchiesta non era stato ancora ordinato prete.

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